RIPARO BLANC
La dimora degli ultimi Cacciatori-Raccoglitori del Circeo
Per raggiungere il Riparo Blanc occorre percorrere tutto il tracciato della strada costiera del Quarto Caldo, oltre il Faro e l’albergo Punta Rossa.
E’ un piccolo riparo che si apre sul versante sud-ovest del Promontorio, in località “Cava d’Alabastro” , a circa 20 metri s.l.m. Esso fu scavato a partire dal 1960 dall’Istituto Italiano di Paleontologia umana di Roma sotto la direzione di L. Cardini e M. Taschini. Gli scavi restituirono una singolare industria litica ricavata dai soliti piccoli ciottoli costieri e una grande quantità (oltre 30.000!) di conchiglie di molluschi, prevalentemente marini (Patella e Trochus sono i generi più comuni). L’insieme più rappresentativo della cultura fu assegnato al Mesolitico; elementi di tipi Gravetto-Epigravettiano sono presenti negli strati inferiori. La datazione con il metodo del C14 di alcuni carboni provenienti dallo strato assegnato al Mesolitico ha fornito un’età d 8565+/-80 anni fa. Quando nel 1959 Marcello Zei individuò il riparo, credette di trovarsi in presenza di una linea di riva correlabile ad un livello Tirreniano (mare interglaciale), che avesse lasciato una spiaggia fossile a quell’altezza tante erano le conchiglie fossili presenti.

Avvertito il Prof. Blanc, questi fece subito un sopralluogo. Fra i resti di molluschi egli osservò che gran parte dei Trochus apparivano privi sistematicamente delle spire apicali; ciò non poteva essere che opera dell’uomo il quale fratturava l’estremità delle conchiglie per estrarne più facilmente il mollusco. Si trattava verosimilmente di un ammasso di rifiuti di pasti, tipico delle culture mesolitiche. Nonostante lo studio di M. Taschini che confermava le ipotesi del Prof. Blanc, molti studiosi non furono d’accordo nell’assegnare al Mesolitico il complesso del Riparo Blanc in quanto mancavano elementi tipici di quella cultura.
Una moderna interpretazione più funzionale e “comportamentale” del livello mesolitico del Riparo Blanc, al di là di qualsiasi identificazione in termini di facies culturale, lo indica come un sito specializzato, quasi sicuramente stagionale (primavera–estate) per la raccolta dei molluschi marini di scoglio. La grande percentuale di denticolati ed intaccature nell’industria litica non avrebbe quindi nulla a che vedere con problemi di definizione di facies culturali, ma sarebbe solo dovuta alla loro utilizzazione per estrarre i molluschi dalle pareti rocciose. Più problematica è l’interpretazione di un consistente numero di punteruoli e becchi su scheggia: oltre ad una loro utilizzazione sempre per estrarre i molluschi dagli scogli, bisogna ricordare che, come osservò Blanc, una grande quantità di gusci di Trochus presenta un foro intenzionale all’estremità distale.