
Il sito archeologico è stato scoperto dallo studioso Marcello Zei nel 1958 e il suo nome è dedicato al famoso paletnologo Alberto Carlo Blanc
(1906-1960). Si tratta di un deposito mesolitico risalente all’Olocene antico che testimonia una frequentazione umana specializzata,
probabilmente di carattere stagionale, avvenuta tra il 9300 e il 7500 a.C. Il riparo è posto di fronte al mare ai piedi di una falesia calcarea in località Cava d’Alabastro,
sull’estremità occidentale del promontorio del Circeo. Gli scavi effettuati da Luigi Cardini e Mariella Taschini negli anni ‘60
rivelarono come i gruppi mesolitici, millenni prima dell’introduzione dell’agricoltura, avessero una dieta ricca e varia.
Oltre alla caccia a numerose specie di mammiferi, sfruttavano in maniera sistematica e specializzata un gran numero di prodotti marini, come molluschi, granchi e pesci,
che potevano essere reperiti presso i vicini ambienti costieri. Durante gli scavi, infatti,
furono rinvenute decine di migliaia di conchiglie: si trattava principalmente degli
scarti di numerosi pasti a base di “frutti di mare”. Altre specie di conchiglie, invece, erano raccolte per farne ornamenti: sono stati recuperati, ad esempio, più di 1.200 esemplari
di Columbella rustica (una piccola conchiglia di colore rosso) che testimoniano le varie fasi di lavorazione dalla raccolta alla foratura dei gusci.

Tra il 2016 e il 2019, l’Università di Roma Sapienza ha ripreso le indagini sul sito con un piccolo saggio di scavo, che ha permesso di precisare le caratteristiche stratigrafiche ed archeologiche del
deposito e di eseguire nuove datazioni al radiocarbonio. Nel corso degli scavi sono stati ritrovati anche alcuni focolari con i resti dei pasti e gli strumenti di selce degli antichi gruppi mesolitici.
Sono state, inoltre, scoperte numerose ossa umane. Queste si aggiungono agli scheletri di diversi individui che erano stati già portati alla luce negli anni ’60. In quel periodo, i resti
umani furono attribuiti ad epoche successive al Mesolitico e non ricevettero particolari attenzioni. Un nuovo studio antropologico ha invece dimostrato che tutti gli scheletri di Riparo Blanc risalgono al
periodo mesolitico. Sono attestati sette individui, tra adulti, giovani e bambini. Oltre ad aver restituito i primi resti umani di questo periodo conosciuti nel Lazio, Riparo Blanc rappresenta quindi
anche la prima area della regione dove l’uomo ha intenzionalmente sepolto i morti del proprio gruppo.
Sulle ossa, inoltre, sono state documentate tracce di manipolazione: un omero rinvenuto nel 2019 mostra segni di tagli e colpi, compatibili con un’azione di scarnificazione. Ad oggi non è tuttavia possibile accertare se si sia trattato di un’attività rituale o di un atto di cannibalismo.